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Siamo tutti Villanoviani
Siamo tutti Villanoviani

A distanza di 4 anni ritorno dagli amici del Gruppo Fotografico La Rocca di Castenaso. Il pensiero vaga a quella piacevole domenica dove i nostri amici non finivano di stupirci con le loro sorprese in un meraviglioso (nel senso di meraviglia) gioco di scatole cinesi.
Memore della precedente esperienza, durante il viaggio mi ripeto di abbassare le mie aspettative, per non rischiare di rimanere deluso. Non ritengo possibile superare quel livello di meraviglia. E invece, anche questa volta, ci sono riusciti. Lo hanno fatto in un modo tanto discreto quanto eclatante. Ci hanno accompagnati al MUV, il Museo della Civiltà Villanoviana, aperto quella mattina appositamente per noi, dove Paola, archeologa e curatrice del museo, ci ha condotti verso una scoperta sorprendente: la civiltà villanoviana, che si è sviluppata in questa parte dell'Emilia, ha il suo continuum storico nella civiltà etrusca, largamente diffusa in Toscana, tanto da costituire un unico popolo nella nostra e la loro Regione.
È stato come scoprire di avere dei fratelli separati nelle culle di 3000 anni fa! Questa scoperta conferma e rafforza il sodalizio tra i due club fotografici: in fondo, siamo tutti Villanoviani.
Let's MUV!
Il museo è piccolo ma interessante. È moderno nella struttura e nella tecnologia della comunicazione, a cominciare dal nome, che mi suggerisce una frase di invito alla visita, che trascrivo nel libro degli ospiti: Let's MUV! La frase è una contrazione di let's move to MUV (andiamo al MUV), dato che "move" e "MUV" si pronunciano, più o meno, allo stesso modo.
Quei fanciulli della Rocca
Ma le sorprese non sono finite: parlando con Leonardo, presidente del foto club, e Giorgio, assessore alla cultura, ho fatto un’altra scoperta clamorosa: a Castenaso non c'è nessuna rocca. E allora, da dove viene il nome del club amico? Dopo avermi meravigliato, Leonardo mi spiega l’arcano: ai margini del parco giochi cittadino, c'è una chiusa d'acqua, la cui costruzione, alta poco più di due metri, agli occhi dei bambini si è trasformata in rocca da difendere o da assediare per gioco.
Il nome del Parco (Parco della Chiusa, ex Parco della Rocca) conferma questa tesi.
Non posso fare a meno di immaginare che qualcuno di quei fanciulli siano, da grandi, diventati i nostri amici Fotoamatori.
Riccardo Innocenti
Foto di Walter Trentini
Gruppo Fotografico La Rocca
Serata del fotografo Francesco Florenzi al GFP - 16 maggio 2014
Il 16 maggio prossimo sarà ospite del GFP il fotografo Francesco Florenzi.
Nel corso della serata presenterà il suo lavoro sul campo di concentramento di Auschwitz intitolato "Il soffio nel gelo" ed altri suoi lavori.
Al seguente link è possibile trovare un interessante articolo sulla sua ultima mostra, da poco conclusa:
Articolo di Tutto Pistoia sulla mostra di Francesco Florenzi
12 aprile 2013 Autore in pedana: serata dedicata alle stampe in b/n di Patrizio Marchetti
L'avvento della tecnologia, nel campo fotografico, ha portato indubbi vantaggi a tutti coloro che sono vicini a questa arte, sia per professione che per pura passione.
Non si può negare, però, la piacevolezza di tornare a quelle origini che hanno accompagnato la fotografia fino a questa grande innovazione digitale, riaccendendo così le memorie di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona ma, al tempo stesso, sollevando l'interesse degli autori più giovani che, di tutto questo, conoscono relativamente poco.
Il ritorno al "passato" ci è stato possibile, durante questa serata, grazie alla presenza in pedana del nostro socio Patrizio Marchetti e alla visione di due suoi importanti lavori, completati ormai da più di venti anni.
Patrizio si definisce un fotoamatore che ha provato un po' di tutto, senza specializzarsi in qualcosa di definito - a suo modesto dire -.
In realtà, le stampe in bianco e nero ed i suoi racconti ci parlano di un artista meticoloso, con temi precisi da svolgere, elevata competenza tecnica sia nello scatto che nella stampa in camera oscura.
Il primo dei due lavori, presentato dall'autore, riguarda la toccante realtà dell'ospedale neuropsichiatrico pistoiese (conosciuto come Ville Sbertoli; attualmente in disuso).
Gli scatti ci mostrano da un lato la fatiscenza e l'abbandono dei locali della casa di cura, in quegli anni, dall'altro alcuni dei ricoverati che sono stati in contatto con Patrizio durante lo svolgimento del lavoro.
Inutile sottolineare la drammaticità di questa serie che è riuscita, per molti versi, a parlarci direttamente della triste situazione di quel tempo per le persone che vivevano nelle Ville Sbertoli.
Il secondo invece ci mostra una piccola comunità islamica, presente nella nostra città nei primi degli anni novanta, nei particolari momenti della loro preghiera ma anche durante semplici frangenti di vita quotidiana.
La maestria di Patrizio, sia nella ripresa che nella stampa, ha catturato l'attenzione di tutti i soci che spesso, durante la serata, hanno richiesto all'autore un maggior indugiare nella presentazione delle foto, per poterle ammirare anche da vicino, mentre gli venivano rivolte molte domande in merito.
Segno forte dell'interesse che i suoi lavori hanno suscitato sia nei più giovani che nei più esperti, forse come spunto di idee ma anche semplice ammirazione per lavori così importanti.
Ringraziamo Patrizio per aver regalato al GFP questa serata emozionante, con la speranza che possa tornare a presentare i suoi lavori ricchi di molti scatti, come lui stesso ci ha confessato.
Sempre preziosa, inoltre, la sua presenza durante le serate di incontro al club perché si rende sempre disponibile a critiche costruttive e suggerimenti che provengono dalla sua grande esperienza fotografica, contribuendo così alla crescita dei soci del nostro gruppo.
Errol Falbo
Adolfo Fabbri, fotografo dell’imponderabile
Nel sabato pomeriggio trascorso in montagna, la bufera mi sorprende sotto la pensilina in cui mi rifugio attendendo l'autobus che dovrebbe (con questo tempaccio, il condizionale è quanto mai d'obbligo) riportarmi nella quieta Pistoia. La neve, sospinta dal vento, arriva fin sotto la tettoia e infreddolito guardo la ragazza con cui divido il riparo mentre si sporge, impaziente, scrutando l'arrivo del pullman in fondo alla discesa. Ha il cappello di lana calato sugli occhi e, gelata dalla tormenta, si stringe nel piumino coperto da una spolverata di ghiaccio. Anch'io ho il giaccone imbiancato e, con l'autobus in forte ritardo, il mio sguardo divaga nel turbinio dei fiocchi, soffermandosi sulle luccicanti stalattiti che, dalle gronde, calano fino alle facciate intonacate di neve. In terra la coltre è ormai alta e, mentre mi accompagna nell'attesa il fruscio delle poche auto che passano, d'improvviso, dal nulla della bufera, sbuca lento un camioncino di surgelati; si ferma davanti al mio occasionale riparo e il conducente scende. Tarchiato, con gli enormi baffi bianchi e il giubbino rosso, incurante della neve e del vento, apre il portellone posteriore, scarica alcune scatole e, dopo aver consultato il foglio che tiene in mano, inizia a suonare i campanelli di un'impensabile e sorprendente consegna a domicilio. Non riesco a trattenere il sorriso che mi si stampa sul viso e anche il novello Babbo Natale se ne accorge, ma proprio in quel momento la ragazza si volta accennando in fondo alla strada e raggiante sussurra "... eccolo!".

Sull'autobus la neve sotto le scarpe si scioglie in rivoli incerti che, il rumoroso scuotere delle catene agganciate ai pneumatici, fa tremare sul linoleum del corridoio. Rannicchiato nel sedile ripenso all'uomo dei surgelati sotto la nevicata e all'occasione persa di una foto quantomeno insolita; comunque non mi cruccio e, non certo casualmente, mi tornano in mente le parole di Adolfo Fabbri (l'amico-fotografo ospite del GFP la sera prima) al momento dei saluti. "Non penso mai alle foto fatte, quanto piuttosto, a quelle che non sono riuscito a fare..." aveva infatti detto, tradendo la bonarietà e la modestia di chi è bravo senza aver bisogno di ostentarlo.
Di sicuro, l'arrivo dei surgelati nella bufera sarebbe piaciuto anche a lui e, a differenza di me, avrebbe colto quel momento perché, in ogni frangente, si aspetta sempre qualcosa. Ce l'ha raccontato con le ultime immagini, quelle che mi piace definire "colte al volo, ma non rubate", realizzate pensando (soprattutto aspettando) che avvenga l'imponderabile. In questo sembra avere un sesto senso, ma abbiamo capito tutti che non è così perché nelle sue foto perseveranza, pazienza, conoscenza dei luoghi, delle situazioni e della luce sono prerogative sempre abbinate a una tecnica approfondita da lunghe esperienze.

Ma con quelle immagini Adolfo ci ha rivelato anche altro. Soprattutto quello che pochi fotografi hanno la capacità di trasmettere con la complicità di un sorriso: l'umorismo.
E' difficile raccontare le sue foto adesso, ma dopo le spontanee risate seguite agli scatti del bambino che, da un manifesto, si protende nel passeggino per afferrare il gatto (vero) sul tetto dell'automobile (vera) sotto a lui, o quella di un altro bambino, anche lui seduto nel passeggino, che morde un giornale con in copertina la smorfia di dolore di un altro bimbo... beh, qualcuno ha davvero fatto il nome di Elliot Erwitt!
Gli scatti di Adolfo ci hanno però raccontato anche composizioni rigorose che, nel controllo di un'attenta ricerca delle vie di fuga, diventano funzionali alle sapienti prospettive con cui connota il suo "essere fotografo".
Infatti è ancora così che, nell'ordinario paesaggio urbano, riesce a valorizzare geometrie e grafismi di particolari architettonici vivaci nei colori, esuberanti nelle forme e dirompenti nei volumi. Poi altre foto con le ombre di reconditi scorci (dell'amata Lucca) a chiudersi nel nero assoluto, per evidenziare vividi tagli di luce sugli occasionali passanti, ignari protagonisti di alchimie estreme e equilibrate. E le ombre di Adolfo tornano di nuovo nei giochi dei ragazzini su una strada o in una piazza, rivelandoci la scelta di fotografarli così per raccontare, in modo originale e indiretto, la gioia per un salto, una capriola o il rimbalzo di un palla sull'asfalto.
Ma quella gioia è anche la sua. E lo abbiamo capito quando ha definito la macchina fotografica "un'amica che non mi ha mai tradito", apparendo oltremodo invidiabile nella felicità di chi, con una reflex, ha tutto ciò che gli occorre.

Alla fermata mi incammino pigramente verso casa mentre l'autobus fugge nella direzione opposta, ansimando in un'enorme nuvola nera; nella strada ormai al tramonto un anziano cicloamatore sfreccia via curvo, sulla scintillante bicicletta da corsa. E' inappuntabile nella vivace "montura" con calzamaglia fosforescente e maglietta variopinta, ma ad attrarre la mia attenzione è il minuscolo zainetto sulle sue spalle da cui fuoriesce, ergendosi a traballante passeggera, un'enorme pompa per biciclette di quelle da usare, spingendo faticosamente a terra, la grande maniglia di legno.
"Certo, non farò foto, ma le situazioni riesco ancora a vederle!" commento da solo; poi, penso nuovamente alle parole di Adolfo...
Carlo Bartolini
23 febbraio 2013 – Sulla strada da Le Piastre a Pistoia
Franco Dalle Donne ospite del GFP
L'autore presenterá una serie di proiezioni di diapositive in dissolvenza incrociata con 4 proiettori, il programma della serata è il seguente:
- I MISTERI ( durata 10.50 minuti , Processione del Venerdi Santo a Trapani )
- ANGKOR, IL LUOGO DELLA PREGHIERA ( durata 8 minuti , Cambogia )
- SU SOLE DE ERANU ( durata 11.48 minuti , Sardegna )
- TENNE OGU TENNI ORIGA ( durata 4.12 minuti, Sardegna )
- 11 / 09 / 2011 ( durata 5.10 minuti , New York )
Riportiamo una breve biografia del fotografo.
Nato e residente a Bologna, da sempre interessato alla fotografia,inizia a strutturare questa sua passione circa 15 anni fa.
Nel corso degli anni ha avuto modo di conoscere il lavoro di altri fotografi partecipando a workshops con:Nino Migliori, Joe Oppedisano, Marco Tisi, Claudio Calvani, Andrea Pistolesi.
Attualmente il suo interesse si è spostato quasi esclusivamente sugli audiovisivi.
Iniziando con reportage di viaggio ha poi rivolto la sua sensibilità nel cogliere maggiormente dal contatto con luoghi e realtà diverse, le impressioni dai volti e la bellezza dai particolari architettonici.
Ma l'occasione per creare una multivisione è,nel tempo,scaturita anche da situazioni e luoghi non necessariamente esotici,caratterizzando sempre i suoi lavori con una precisa cifra stilistica:inquadrature assolutamente riconoscibili,l'uso del grandangolo e l'attenzione quasi maniacale alla luce sono al servizio di una sensibilità che va oltre l'immagine.
Tra i suoi lavori ricordiamo: Niger, Namibia, Romania, Cuba, Berlino, Isole Lofoten, Laos, Angkor, Riga, Miami, Mali, La processione dei Misteri a Trapani, Vivaldi, Il suono dell'acqua, Memoria (Auschwitz-BirkenauMajdanek), Tchad, Polonia, la Certosa di Bologna, Del profumo i colori, Pensieri dimenticati, India, Mongolia,Valencia, Uzbekistan, Hong Kong, Sardegna, New York.
Settimo interscambio foto-gastronomico con il gruppo fotografico “La Rocca” di Castenaso
Partenza alle 6:30, tutti puntuali in certe occasioni! 5 macchine, Paolo in testa e a distanza di non si sa quanti km tutti gli altri. Tutto liscio, al casello 4 frecce, un paio di telefonate, al semaforo Marco I. si fa anche lavare il vetro, “quello di dietro”, e all’incontro con gli amici di Castenaso, baci, abbracci, strette di mano, sorrisi e tanta felicità nel rivedersi dopo un anno.
Si comincia subito, con gli scatti? No, ovviamente con una colazione in una bella piazza, profumata di pane e schiacciata appena sfornati, dove si affaccia la Basilica di S. Stefano o delle sette chiese...o sette meraviglie!
Foto di gruppo e partiamo armati di macchina fotografica a caccia di scorci o volti da immortalare, in una Bologna... stupenda!... come lo sono alcune città di domenica mattina...
I bolognesi si fanno fotografare, sorridono, si mettono in posa, “un’ c’è verso, è un’altra mentalità, mica i fiorentini!” dice qualcuno...
Arriviamo in Piazza Maggiore, e, dopo una visita per gli appassionati alla casa di “Domenico Sputo”, saliamo in Comune, per ammirarlo dall’interno e per affacciarci su “Piazza Grande” dall’alto....persone ferme che parlano, sedute ai tavolini, che camminano, si scontrano, con il cane al guinzaglio, per mano, si salutano, si incrociano, si abbracciano, si allontanano...
Intanto c’è chi è rimasto nell’atrio del Comune, attratti dall’eleganza di sposi e invitati, modelli perfetti da fotografare! A Marco S. però, con una luce così bella, servirebbe una ragazza come quella che sta passando, quella con i tacchi rossi...non c’è che chiedere e grazie a Anna il set fotografico è pronto, la ragazza è in posa su una poltrona di pietra, via agli scatti!

Fuori ci aspetta Beppe Maniglia, con la sua ballerina settantaduenne che si esibisce con tutta la passione che ha sulle note degli Animals... uno spettacolo! Dobbiamo andare però, le nuvole stanno trattenendo la pioggia in attesa che si arrivi a Castenaso e il pranzo ci aspetta: aperitivo a km. 0 con crescentine affettati e salumi,lasagne (le più buone che abbia mai mangiato), vino, cotoletta “arricchita”, vino, patate, vino, budino con fichi... e vinsanto!
Spazio alla fotografia, con la proiezione delle foto di alcuni soci del GFP, contenti e emozionati per i commenti e i complimenti.. .ma le stampe Ernest!!!! Nel 2014, gli amici di Castenaso sono avvisati, porteremo solo foto stampate!
Sazi di cucina bolognese, di scatti, di brindisi, di risate, senza parole per l’accoglienza e i regali, torniamo a Pistoia pensando già a come poter regalare il prossimo anno una così bella giornata ai nostri amici!
Nota. La mattina del 20 maggio ci siamo alzati tutti con la notizia del terremoto in Emila, molti di noi lo hanno anche avvertito; ai terremotati è andato e andrà il nostro pensiero nel ricordare questa giornata.
Lina Caprio
Introvabili
Spesso, ci troviamo difronte a situazioni strane, astratte, di difficile spiegazione; questo vale per tutti i settori e scenari della vita.
Personalmente; avendo spaziato in mille attività, sia per lavoro che per diletto, non era raro l'imbattermi in certi stati d'animo che spesso e volentieri riuscivano a procurarmi solo un gran mal di testa. Adesso vi chiederete dove voglio arrivare; visto che mi sto rivolgendo a dei fotoamatori : or bene francamente non sono sicuro di riuscire a farmi capire, e farvi partecipi di qualche mia pseudo follia, ma ci proverò comunque.Come molti di voi ( e non tutti ) sapranno, svariati anni or sono, ho realizzato un lavoro in fotografia, riguardante il mare, ed in particolare la sabbia. Per svolgere questo compito che mi ero prefissato, mi sono recato molte volte presso il salato liquido elemento, armato di attrezzatura fotografica e di lettore di cassette musicali che preparavo con musiche più o meno idonee ( ovviamente a mio parere ).
Giunto sul luogo, facevo partire la musica e mi lasciavo trasportare da essa, lungo i vari sentieri sabbiosi. In tutto questo, non c'era una vera regia, ma soltanto un'idea di base, piccole tracce sconfusionate, coriandoli al vento che rifrullavano nella mia testa. Gli occhi, spaziavano in ogni direzione alla ricerca di tracce, segni, spunti, atomi, particelle di interesse; ogni tanto si affacciava nel cervello, prima ancora che davanti allo sguardo; un particolare curioso, degno di essere prima osservato e poi catturato sulla pellicola. Ovviamente, scattavo, e riscattavo ancora, ma consapevole di non aver catturato niente che non fosse un'anonima parte del paesaggio.
Gli “ INTROVABILI “ erano quei particolari che avevo sempre avuto nella testa, ma che forse non erano di questo mondo, la nostra fantasia, è la più meravigliosa e misteriosa miscela di particelle chimiche, che pongono una mente pensante nella condizione di spaziare disinvoltamente in ambienti astratti, mai esistiti, che si materializzano nella nostra psiche, talmente vivi ( a volte ) dall'indurci a credere di averli difronte, e di poterli toccare.
Raramente riuscivo a cogliere un barlume di quello che esprimeva il mio pensiero, ed era allora che mi sentivo pienamente appagato di tutto il tempo trascorso con lo sguardo piegato in basso; anche quando all'orizzonte, la natura festeggiava il carnevale con colori abbacinanti, e caroselli di splendori unici; ma era niente difronte a quella fogliolina secca che a furia di girare sospinta dal vento, aveva ricamato volute magiche sulla sabbia.
Tutto questo ragionamento bislacco, per giungere a dirvi di guardare molto dentro di voi, prima ancora che all'esterno, perché é nel vostro cuore, nella vostra mente, nelle vostre viscere che albergano le immagini più belle; ma soprattutto: veramente vostre.
Patrizio Marchetti
Una foto di Agliana di Fabrizio Antonelli in finale al Wildlife
Una foto del fotografo Fabrizio Antonelli, ospite del GFP il 27 gennaio scorso, è arrivata in finale al "Wildlife photographer of the year", concorso internazionale di fotografia naturalistica.
Questo il link all'articolo su il Tirreno dell'11 aprile 2012.
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