Quando un amico torna al GFP con le sue foto questo basta a farci dire che, quella sera, è andata davvero bene. Quando a farlo è un amico di lunga data che, pur abitando nella stessa città (per le talvolta bizzarre combinazioni della vita), non vediamo da anni, questo assume addirittura il gioioso sapore di una festa. Quando poi, a ri-portarlo al Circolo, è quella strana alchimia di legami che sempre sfugge alle logiche degli umani... beh!, allora deve esserci davvero qualcosa di magico nel vivere questo nostro, infinito universo fotografico.
Premesso (qualcuno lo avrà già capito) che tutto ciò è successo venerdì 20 maggio, sono adesso a raccontarvi del ri-trovato Stefano Simoni, immutato ed immutabile appassionato di fotografia ma anche (soprattutto) amico di anni lontani in cui ci radunavamo numerosi, seppur speranzosi ed incerti, nei gruppi amatoriali della città.
Perduto il ricordo delle sue foto di allora ne abbiamo ri-scoperte altre, recenti, quella sera primaverile di scatti impensati ma funzionali a sorprendere noi ed a divertire lui in una personale ed esperta ricerca. Che l'autore, dopo il remoto distacco dal circolo di iniziale appartenenza, avesse comunque perseguito una sapiente capacità interpretativa lo si è subito intuito dai paesaggi mai banali nell'assecondare un tema (Il verde) esaltato dalle rotondeggianti forme dei colli toscani o dalla fitta trama dei solchi, degradanti d'infinito. Ma Stefano ci ha ancor più stupito quando ha barattato le foto degli scenari rurali con quelle, particolari ed esasperate nella purezza dei tagli, scattate in giro per il mondo a selezionare geometrie di impossibili forme moderne, immutate ed immutabili architetture della storia o paradossali normalità del vivere quotidiano.
Quando poi, gli stessi paesaggi collinari d'inizio serata ci sono stati ri-presentati filtrati e sfumati attraverso una tecnica (nell'occasione neppure troppo approfondita... tanto, importante era ben altro!) che li miscela trasformandoli in una pregevole e misurata ricerca di "acquerelli" stupendi, allora mi sono davvero tornate alla mente le parole di quel famoso critico fotografico che definì "pittografie" o "fotopitture" i magistrali scatti dell'indimenticato ed indimenticabile Giovanni (Barbi n.d.r.). Convinto che il mezzo sia "solo" ciò che trasforma le nostre emozioni ed i nostri racconti in foto, evito qui di argomentare e dibattere l'annoso dilemma se questa sia o meno Fotografia. Voglio invece pensare che le immagini di Stefano sarebbero piaciute anche a lui, quel nostro grande amico di sempre, precursore di impensabili ed inarrivabili magìe, già in camera oscura. Ed allora, nel ricordo, lo immagino appunto coinvolto da queste alchimìe che lo sorprendono complice sull'enorme poltrona marrone mentre, avvolto dall'inseparabile nuvola di fumo, sorridendo per la voce un po' roca e forse interrotta da un improvviso colpo di tosse, dice "Belle davvero, Stefano!... Anzi, siccome il computer mi ha sempre appassionato e questa è l'era digitale, perché non proviamo anche con qualcuno dei miei nudi!?..."
Carlo Bartolini
Il sito di Stefano Simoni: www.stefanosimoni.net